Memorie-2018

 

 

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DA ROMA ALLA TERZA ROMA

XXXV SEMINARIO INTERNAZIONALE DI STUDI STORICI

Campidoglio, 21-22 aprile 2015

 

 

Petrov-Ju.A. - CopiaJurij Petrov

Direttore dell’Istituto di Storia russa

dell’Accademia delle Scienze di Russia

Mosca

 

TERRE E POPOLI DELL’IMPERO RUSSO: MATERIALI PER UNA DISCUSSIONE

 

 

Sommario: 1. Russia: un “ponte” tra Europa e Asia. – 2. Annessioni. – 3 “Imperi” coloniali, continentali, marittimi. – 4. Il modello imperiale russo.

 

 

1. – Russia un “ponte” tra Europa e Asia

 

La particolarità della posizione geografica e geopolitica della Russia ha determinato l’unicità del ruolo che il Paese ha svolto nel corso dei secoli, coniugando la funzione di “scudo” e quella di “ponte” tra Europa e Asia. Estendendosi nello spazio interno dell’Eurasia Centrale, la Russia è diventata la regione “asse” della politica mondiale. Lo Stato russo ha avuto una possibilità unica: realizzare la missione di “mantenere l’equilibrio” tra Oriente e Occidente, essendo una tappa logica e necessaria dello sviluppo di un sistema sociale e etno-territoriale dall’organizzazione complessa. Sin dal momento della sua costituzione lo Stato russo ha beneficiato di un’esperienza unica e per molti versi positiva nel campo dell’amministrazione di un paese, abitato da vari popoli, diversi per lingua e cultura[1].

Lo Stato moscovita e l’Impero russo sono grandi stati centralizzati, non coloniali, accomunati dal fenomeno dell’autocrazia, che si distinguono per la multietnicità, la pluri-confessionalità, la disomogeneità dello sviluppo socio-economico delle diverse parti del territorio. Una particolarità estremamente importante dell’Impero russo consisteva nella posizione dell’etnia costitutiva dell’impero (i russi non erano titolari di privilegi rispetto agli altri popoli dell’impero) e nella tolleranza religiosa ed etnica che regnava nel paese, venutasi a creare non solo grazie alla politica flessibile del governo, ma anche per la mentalità del popolo russo, capace di condividere questa politica.

Il destino storico della Russia è indissolubilmente legato alla lotta per l’indipendenza nazionale, che nei secoli XIII-XV il Paese aveva dovuto condurre “su tre fronti” (orda, tedeschi, Lituania). L’accelerata centralizzazione si poggiava sulla forza militare e naturalmente, in un’amministrazione di tipo militare, non mancavano i metodi violenti. Da qui hanno avuto origine i tratti di dispotismo del potere dei signori moscoviti, che sono diventati più evidenti in proporzione all’ascesa di Mosca.

Il processo di trasformazione di un piccolo principato alla periferia orientale dell’Europa in un potente impero eurasiatico, che si estendeva dal Baltico all’Oceano Pacifico, è durato alcuni secoli ed è stato accompagnato dall’annessione alla Russia di molti nuovi territori abitati da etnie diverse e dalla conseguente assimilazione politico-amministrativa delle nuove terre. Gradualmente si è andato formando un Impero centralizzato, che ha sottomesso le terre confinanti in maniera rigidamente gerarchica, a partire dai micro-centri del potere fino al suo macro-centro.

La sensibile bussola della geopolitica russa indovinava senza possibilità di errore la direzione. La sua lancetta indicava l’Oriente, deviando solo raramente da quel costante orientamento. Espandendosi nel continente eurasiatico, l’impero gradualmente assumeva una propria identità, quel codice genetico irripetibile grazie al quale la sua forma ha acquisito una certa compiutezza. L’unicità della Russia consisteva non solo nel suo immenso territorio o nella varietà delle zone naturali e climatiche, ma innanzitutto nella concentrazione in questo paese di numerosi vettori di civiltà.

 

 

2. – Annessioni

 

All’estero, anche nei paesi della CSI, si cerca di presentare la Russia, sia prima sia dopo il 1917, come “occupante” e “colonizzatrice”, come se il paese avesse sfruttato per i suoi interessi imperiali le risorse delle regioni etniche dell’Impero russo e dell’URSS e avesse ostacolato in ogni modo lo sviluppo della statalità e della cultura di questi popoli. Le tendenze russofobiche sono particolarmente forti nei paesi dell’Occidente, dove è ancora in voga la vecchia opinione circa l’eterna aggressività del nostro paese.

La situazione dei rapporti interetnici nella Federazione Russa all’inizio del XXI secolo è determinata da processi complessi, innescati dalla dissoluzione dell’URSS. Il risveglio dell’autocoscienza nazionale dei popoli della federazione, l’acquisizione da parte di molti di loro di una statalità qualitativamente nuova (repubbliche sovrane di una federazione) hanno risvegliato l’interesse per il passato. I suindicati processi sono accompagnati da una ideologia sui generis, di cui fa parte: la memoria di un passato eroico; talvolta la nostalgia per un tempo in cui lo sviluppo di questi popoli era autonomo e per l’indipendenza persa in seguito all’annessione alla Russia; il ricordo dell’organizzazione statale di un tempo e la propaganda per la costruzione di una statalità nuova (caratteristica di quei popoli che non l’avevano sperimentata prima).

Il problema si complica per la presenza di molte situazioni storiche critiche e non del tutto chiare. Ad esempio, una questione estremamente dolorosa è costituita dalla trattazione dell’annessione alla Russia di alcuni popoli e regioni, per la quale esiste un’ampia scelta di concetti quali “annessione”, “riunificazione”, “conquista”, “espansione”, ecc. E’ necessario, da una parte, mostrare il reale corso degli eventi, senza sminuirne le criticità per compiacere i seguaci del famigerato slogan sovietico dell’“amicizia tra i popoli”, ma dall’altra occorre evitare, a danno di un’analisi obiettiva, di sottolineare eccessivamente la pretesa violenza di certa politica, sia che si parli di “aggressione” da parte dei Russi sia che si parli di “movimento di liberazione nazionale” degli altri popoli.

Il rapporto tra centro e regioni nazionali rappresenta effettivamente uno dei problemi chiave della storia russa. Ciò è dovuto alle dimensioni gigantesche del territorio russo, alle distanze delle regioni periferiche dal centro; alle differenze economiche, climatiche, culturali, religiose, e di altro tipo esistenti tra le terre russe. L’assimilazione di nuovi territori era un problema complesso, che comprendeva questioni legate allo sviluppo demografico ed economico delle regioni, alla politica etnica, ecc. Di conseguenza i problemi relativi all’amministrazione dei territori, all’armonizzazione dei rapporti tra centro e periferia nella storia del paese venivano in primo piano.

La storiografia russa del XIX – inizio XX secolo e la storiografia sovietica ed estera del ХХ secolo, studiando il processo di annessione dei popoli alla Russia, si sono soffermate principalmente sulle sue conseguenze (gli storici russi hanno scritto soprattutto delle conseguenze positive, quelli occidentali di quelle negative). Dopo la dissoluzione dell’URSS la questione dell’interpretazione scientifica del fenomeno dell’Impero ha acquistato importanza primaria. Gli studiosi hanno cominciato a parlare di continuità tra Impero russo e Unione Sovietica.

Si è ampliato notevolmente il numero delle tematiche prese in esame: si è rafforzato l’interesse per problemi diversi. Oltre che sull’“abituale” tema del imperialismo /militarismo russo (sovietico), l’attenzione si è focalizzata sui fattori di multietnicità e pluri-confessionalità, propri della statalità russa durante tutto il corso della sua formazione. Uno dei temi chiave è divenuta la questione delle modalità con cui l’Impero è riuscito a mantenere l’equilibrio tra le etnie per un periodo così lungo e dei meccanismi o forme di amministrazione che hanno contribuito a regolare i rapporti tra i numerosi gruppi etnici.

Ogni regione che entrava a far parte della Russia attraversava alcune tappe: la vera e propria annessione (anche sotto forma di conquista), cioè l’instaurazione del dominio russo; una graduale incorporazione nella struttura dello stato; e finalmente l’assimilazione, che con il tempo diveniva sempre più intensa e talvolta costituiva l’obiettivo finale e il risultato dell’incorporazione. A questi processi corrispondevano alcune tendenze dello sviluppo dello stato. In primo luogo una lenta ma immancabile unificazione dello status giuridico dei territori, il determinarsi di un unico standard di sudditanza e di amministrazione; in secondo luogo una russificazione, causata innanzitutto da una circostanza oggettiva – ossia dalla prevalenza numerica e culturale (religione dominante, lingua di comunicazione) dei russi in Russia. Entrambe le tendenze a tratti si indebolivano e a tratti si rafforzavano, ma in forme diverse sono state sempre presenti nella storia russa dei secoli XVI–XIX. Occorre particolarmente sottolineare che, nonostante tutte le differenze tra i popoli per quanto riguardava la cultura, le tradizioni, le credenze e la mentalità, sono noti solo singoli casi di movimenti separatisti su base etnica in Russia (se non si considerano i periodi di crisi rivoluzionaria).

 

 

3. – “Imperi” coloniali, continentali, marittimi

 

 

La maggioranza degli storici russi non condivide la definizione di “coloniale” della politica del potere centrale nei riguardi dei popoli annessi e, di conseguenza, non considera il periodo di permanenza di questi sotto il dominio della Russia come “periodo coloniale”. La storia della Russia mostra la gradualità dell’adattamento di molti popoli nello sconfinato spazio eurasiatico. Ciò era dovuto sia alle enormi distanze, sia all’aperta e democratica cultura russa, sia alla tradizionale disponibilità delle cerchie governative alla collaborazione con le élite delle etnie. Tutto questo rendeva coeso il sistema statale multietnico, gli conferiva solidità. A differenza dei classici “imperi” marittimi dell’Occidente, i rapporti tra centro e periferie erano costruiti su una base sostanzialmente nuova rispetto ai rapporti tra metropoli e colonie. L’idea imperiale, la burocrazia dell’Impero e la difesa dei confini possono essere citati come i tre fattori che hanno contribuito ad aumentare la coesione, il grado di adattamento e di rinnovamento dell’enorme impero eurasiatico.

Un altro fattore di stabilità è stato costituito dalla pratica di integrazione delle élite locali nel potere centrale. Le élite locali preferivano la sudditanza all’autonomia, cosa che, a sua volta, presupponeva una loro costante inclusione nell’élite centrale. Il russista inglese G. Hosking, proiettando l’esperienza russa sulla storia britannica, ricorre ad un paragone alquanto colorito: «E’ come se la regina Vittoria avesse l’usanza di conferire ai nababbi indiani il titolo di lord-luogotenente della contea di Sussex»[2]. Nell’“impero” britannico era impensabile immaginare che nobiltà inglese e maragià indiani avessero pari diritti e godessero degli stessi privilegi, come accadeva invece per la nobiltà di nascita delle province russe, che non solo veniva regolarmente chiamata al potere, ma anche inserita nei libri genealogici della corte russa. Non è forse questo un elemento a favore del carattere “non coloniale” dell’Impero russo?

Molti studiosi, sia russi sia stranieri, hanno annoverato l’Impero russo tra gli “imperi” continentali, quali quello degli Asburgo e quello Ottomano. L’ascesa degli “imperi” continentali, aveva significato che enormi territori erano divenuti teatro di rivalità nel tentativo di conquistare terre densamente popolate e ricche di risorse. L’Impero dei Romanov in questa lotta è stato solamente uno fra tanti partecipanti. In questo contesto appare infondata la tesi preferita della storiografia occidentale sull’“espansione” unilaterale e illimitata della Russia.

Se analizziamo gli “imperi” continentali nel tempo, occorre considerare che essi sono esistiti e sono stati rivali più o meno nello stesso ritaglio storico di tempo, che abbraccia i secoli che vanno dalla formazione degli imperi e dalla nascita di influenti dinastie fino alla loro abdicazione, cioè circa dai secoli XV–XVI fino all’inizio del XX secolo. La caduta di tutti gli “imperi” continentali è avvenuta contemporaneamente all’epoca delle rivoluzioni, tra il 1906 e il 1923.

Inoltre in letteratura esiste l’opinione che gli “imperi” marittimi e continentali hanno molto in comune e per questa ragione l’approccio comparativo non solo è possibile, ma necessario. Lo studioso britannico D. Lieven, i cui antenati appartenevano a una nota famiglia aristocratica russa, ha condotto un’analisi comparativa degli “imperi” russo e britannico nel contesto dei rapporti tra le grandi potenze[3]. D. Lieven è giunto alla conclusione che tra l’impero russo e quello britannico non ci fosse differenza di principio, poiché entrambi cercavano di risolvere il problema dell’estensione territoriale e della popolazione multietnica. Tuttavia, occorre sottolineare che, in presenza di simili problematiche genericamente imperiali, queste venivano affrontate nell’Impero russo e britannico con modalità differenti.

 

 

4. – Il modello imperiale russo

 

Studiando la Russia nel quadro del “modello imperiale”, negli ultimi anni gli storici cercano di esaminare quest’ultimo non solo dal punto di vista del centro, ma anche da quello della periferia, ovvero dall’interno di quegli strati sociali, che propriamente erano oggetto delle misure politico-amministrative. L’esperienza della storia mondiale ha mostrato che una delle caratteristiche dell’impero è la multietnicità. L’esperienza mondiale ha fornito molteplici esempi di contrapposizione e persino di scontro di diversi gruppi etnici nel quadro dell’impero, ma ha mostrato anche la capacità di adattamento, di interazione e di collaborazione costruttiva delle formazioni nazionali. Per molti versi questa esperienza positiva si basa su materiali tratti dalla storia dell’Impero russo.

L’influenza della componente non slava sull’organizzazione della statalità, della cultura e dell’aspetto etno-demografico russi è indubitabile. La Rus’ inizialmente era circondata da sistemi statali e culturali pari per grandezza e valore, interagiva con loro, imparava da loro e condivideva con loro i risultati conseguiti. Molti testi letterari e folklorici sono disseminati di testimonianze dello stretto legame esistente tra i Russi e i loro vicini occidentali, orientali e meridionali (alcuni dei quali successivamente sono diventati compatrioti dei Russi).

Oggi, per la Russia contemporanea, si pongono problemi relativi non tanto al superamento del retaggio del passato, su cui insistono alcune cerchie della società, quanto alla comprensione dell’indissolubilità e della continuità dello sviluppo storico del Paese. La storia plurisecolare della convivenza all’interno di un unico paese di molti popoli e nazioni, e la funzione civilizzatrice dei russi in questo processo costituiscono il fondamento per lo sviluppo dell’identità nazionale.

 

[Traduzione dal russo di CATERINA TROCINI]

 



 

[Un evento culturale, in quanto ampiamente pubblicizzato in precedenza, rende impossibile qualsiasi valutazione veramente anonima dei contributi ivi presentati. Per questa ragione, gli scritti di questa parte della sezione “Memorie” sono stati valutati “in chiaro” dal Comitato promotore del XXXVI Seminario internazionale di studi storici “Da Roma alla Terza Roma” (organizzato dall’Unità di ricerca ‘Giorgio La Pira’ del CNR e dall’Istituto di Storia Russa dell’Accademia delle Scienze di Russia, con la collaborazione della ‘Sapienza’ Università di Roma, sul tema: MIGRAZIONI, IMPERO E CITTÀ DA ROMA A COSTANTINOPOLI A MOSCA) e dalla direzione di Diritto @ Storia]

 

[1] Cfr. Rossijskoe gosudarstvo ot istokov do XIX veka: territorija i vlast’ [Lo Stato russo dalle origini al XIX secolo: territorio e potere], a cura di Ju.А. Petrov, Мosca 2012.

[2] Rodina [Patria] 1, 1995, 39.

[3] Cfr. D. Lieven, Rossijskaja imperija i ee vragi c XVI veka do našich dnej [L’Impero russo e i suoi nemici dal XVI secolo ai nostri giorni], Мosca 2007.